13/12/2020 |
don Michele Amorosini |
715 |
Spiritualità
Meditazione per la III domenica di Avvento 2020
Cari fratelli e sorelle,
il Vangelo di questa III domenica di Avvento, detta Gaudete, ci chiede di essere “segno” di Gesù per l’altro sull’esempio di Giovanni Battista. Per essere testimoni, però, bisogna essere prima attenti uditori. Nel presentare il Precursore che indica Gesù, l’evangelista Giovanni ci vuol far comprendere che la verità è già presente, Gesù è la sapienza che si manifesta all’uomo. Dunque, con la comparsa del Messia-sposo rivestito di giustizia nasce in noi la solidarietà, viene attuata la condivisione, esplode quella gioia che non è vera, se non è partecipata. Sappiamo bene che non saremo mai pienamente all’altezza di questo programma di giustizia e di fraternità, ma il continuo rimando a colui che solo è sposo e luce permetterà alla forza della carità di non venir meno in noi.
L’ultima frase del brano (v. 28) ci informa che Giovanni Battista svolge il suo ministero a «Betania, al di là del Giordano». Il significato stesso del nome del luogo – “casa della testimonianza” – può avere un valore simbolico perché indica esattamente ciò che ogni comunità deve diventare: veramente una casa della testimonianza. In che cosa consiste la testimonianza? Nessuno può dire «Io sono» ma con umiltà deve rendere visibile il volto di Cristo nelle proprie opere.
In questa luce, la prima lettura del profeta Isaia è utile: lo Spirito Santo che è sul profeta e, poi su Gesù, è ora donato alla Chiesa per renderla capace di testimoniare, nella gioia, il Signore.
«Noi siamo chiamati a vivere e a testimoniare questo clima di una vita nuova, alimentata da una gioia trascendente. I dolori e le sofferenze di ogni specie della nostra esistenza personale non possono soffocarla ma, al contrario, suscitare simultaneamente un’espressione vittoriosa». (Paolo VI)
Accedi per inserire un tuo commento