13/03/2015  |  
 
a cura di Paolo Malerba  |  
 1349  |  
Comunità
Lasciarsi guarire da Gesù
Canto: voglio adorare te- silenzio
Dagli scritti di Mons. Fracois Xavier van Thuan mentre è imprigione in vietnam nel 1980
“Una notte in cui sono malato, nella prigione di Phú Khánh, vedo passare un poliziotto e grido: «Per carità, sono molto ammalato, mi dia un po' di medicina! ». Lui risponde: «Qui non c'è carità, né amore, c'è soltanto la responsabilità». Questa è l'atmosfera che respiriamo in prigione. Quando vengo posto in isolamento, sono prima affidato a un gruppo di cinque guardie: due di loro sono sempre con me. I capi le cambiano ogni due settimane con un altro gruppo, perché non siano «contaminati» da me. In seguito hanno deciso di non cambiarli più, altrimenti tutti sarebbero stati contaminati! All'inizio, le guardie non parlano con me, rispondono solo «yes » e « no ». E’ veramente triste; voglio essere gentile, cortese con loro, ma è impossibile, evitano di parlare con me. Non ho niente da dare loro in regalo: sono prigioniero, perfino tutti i vestiti sono timbrati a grandi lettere «cai-tao», cioè «campo di rieducazione». Come devo fare? Una notte, mi viene un pensiero: «Francesco, tu sei ancora molto ricco. Tu hai l'amore di Cristo nel tuo cuore. Ama loro come Gesù ti ha amato». L'indomani ho cominciato ad amarli, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando parole gentili. Comincio a raccontare storie sui miei viaggi all'estero, come vivono i popoli in America, Canada, Giappone, Filippine, Singapore, Francia, Germania... l'economia, la libertà, la tecnologia. Questo ha stimolato la loro curiosità e li ha spinti a domandarmi moltissime cose. Pian piano siamo diventati amici. Vogliono imparare le lingue straniere, francese, inglese... Le mie guardie diventano miei scolari! L'atmosfera della prigione è molto cambiata, la qualità delle nostre relazioni è molto migliorata. Perfino con i capi della polizia. Quando hanno visto la sincerità delle mie relazioni con le guardie, non soltanto mi hanno chiesto di continuare ad aiutarli nello studio delle lingue straniere, ma hanno anche mandato nuovi studenti presso di me.
Silenzio - Canto: Lode a te o Cristo
Dal Vangelo di Marco 8,22-26
“Poi venne a Betsaida; e gli portarono un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli sputato sugli occhi e impostegli le mani, gli domandò se vedesse qualcosa. E quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini camminare e mi sembrano alberi». Allora gli pose di nuovo le mani sugli occhi e lo fece guardare in alto; ed egli recuperò la vista e vedeva tutti chiaramente. E Gesù lo rimandò a casa sua, dicendo: «Non entrare nel villaggio e non dirlo ad alcuno nel villaggio».
Parola del Signore
In Silenzio ciascuno provi ad immedesimarsi nel Vangelo.
Canto Gesù e la Samaritana
Esercizio per riuscire a capire cosa significa essere ciechi:
I° Provate a distendere un velo sottile sul vostro volto. Il mondo esterno si appanna. Ora distendete un secondo velo e poi un terzo. Ecco che le persone, le cose intorno a voi pian piano cominciano a sparire. Aggiungete ancora altri veli e il buio s'infittisce, finché non vedrete più nulla assolutamente. Siete diventati ciechi. Proviamo lentamente a chiudere i nostri occhi e rimanere con gli occhi chiusi.
II° Ogni volta che nella vita facciamo un'esperienza dolorosa, un velo sottile viene steso sui nostri occhi. Ad ogni dolore, un velo; ad ogni velo, più buio. Finché un giorno arrivo a dire: «Non vedo nulla». Sì, sì, i nostri occhi naturali continuano a vedere. Sono i nostri occhi interiori che non vedono più. Abbiamo perduto il senso dell'orientamento: gli occhi dell'anima non sanno più dove andiamo. Qual è il senso della mia vita? Quali sono la mia origine e il mio fine? Una persona deve amare ed essere amata per trovare il senso della propria esistenza. Ma non sempre si è amati e non sempre si è capaci di amare. Si diventa ciechi nella vita per mancanza d'amore. Per non essere stati amati per quello che siamo.
III° Chiamiamo per nome i veli che abbiamo messo sui nostri occhi: I veli che mettiamo sui nostri occhi ci aiutano a nascondere la realtà, a mascherarla. Preferiamo non vedere, che vedere e soffrire. Cerchiamo di evitare il dolore che dovremmo sopportare se aprissimo gli occhi sulle nostre delusioni e le nostre disperazioni. Chiudiamo gli occhi semplicemente perché ne abbiamo abbastanza di tutto e di tutti. Chiudiamo gli occhi e non sappiamo più riaprirli. Ogni giorno chiudiamo un po' dei nostri occhi. Perché siamo delusi che qualcuno non ci ha amati. Perché siamo tristi che non abbiamo saputo amare. Si diventa ciechi, senza nemmeno accorgersene. Si diventa ciechi senza saperlo. Si diventa ciechi, senza sapere di essere ciechi.
IV° Quando Gesù giunse a Betsaida, gli fu condotto un cieco. La nostra condizione è simile a questo cieco, abbiamo bisogno di qualcuno che ci conduca. Immaginiamo di lasciarci condurre d’innanzi a Gesù. Non possiamo e non sappiamo più vivere se non alle dipendenze di qualcuno che ormai vede al posto nostro. Quanto spesso affidiamo la nostra esistenza a qualcuno che non ci può ridare la vista. Un atto d'amore che sappia accogliere la mia cecità e guarirla radicalmente. Fu condotto a Gesù un cieco. Immagina di essere condotto da Gesù.
Silenzio canto: esci dalla tua terra
V° E Gesù prese il cieco per la mano e lo condusse fuori dal villaggio. Immaginiamo che sia Gesù a prenderci per mano. Il cieco deve uscire fuori da Betsaida, abbandonare ciò che per lui significa un po' di protezione, ciò che gli garantisce comunque una sicurezza, una serenità. Il processo di guarigione non può iniziare nel villaggio, sotto la tutela di coloro che ci conducono. Il passaggio dal buio alla luce è un passaggio doloroso, bisogna abbandonare le pareti familiari che ci difendono, le situazioni nelle quali ci sentiamo al sicuro. Questo processo ha bisogno dell'esperienza purificante della solitudine; bisogna lasciare il villaggio e andare verso il deserto, lì dove siamo finalmente soli con noi stessi. Prima della terra promessa c'è sempre un deserto da attraversare. Ma ecco che in questo esilio, in questo pellegrinaggio c'è qualcuno che mi prende per mano: Gesù prese il cieco per mano. Poi gli mise della saliva sugli occhi e gli impose le mani. Lo toccò, perché la vita è contatto. Ecco, quel tocco di Gesù, quel semplice contatto, quell'umidità rinfrescante della saliva, il calore delle dita che si posano sugli occhi, il tocco fatto di calore ebbero il potere di accendere
la luce negli occhi del cieco. Lasciamoci toccare da Gesù. Un semplice contatto che ricrea la vita. Cos'è la cecità se non l'assenza di calore, se non la freddezza del rifiuto, la mancanza d'amore? E cos'è l'amore se non un semplice gesto della nostra mano che può restituire la vita. Quando studiavo teologia, feci il tirocinio al cottolengo. Il primo impatto fu con una persona gravemente ammalata. Non sapevo cosa dire. Quando raccontai questa esperienza alla suora preposta a quel reparto mi guardò in faccia e mi disse: «In questi casi non preoccuparti per cosa devi dire, siediti accanto al malato e prendigli la mano». Capii che potere enorme c'è nelle nostre mani e quanto è importante imparare ad offrirle. Gesù bagnò gli occhi aridi e impietriti del cieco, li toccò e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Il cieco cominciò a vedere le persone attorno a sè come attraverso un velo, senza contorni, come ombre.
Figure sbiadite. Quanti veli aveva sugli occhi quel cieco? Quanto aveva disimparato ad amare, al punto di non vedere più attorno a sé uomini e donne, ma solo figure sbiadite? Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi. Uno alla volta, tolse tutti i veli, finché il cieco aprì gli occhi e tornò a vedere con ogni chiarezza. Gesù, con il suo amore radicale, ci restituisce il potere di amare, ci ridona il senso vero della vita. Gesù ci guarisce prendendoci per mano, portandoci fuori dalle nostre situazioni che ci accecano, ci tocca con le sue mani e con la sua saliva sanatrice, restituisce la luce agli occhi dell'anima. Gesù guarisce la nostra mancanza d'amore con il suo radicale atto d'amore. Tanto radicale che giunge fino alla croce. Dalla croce Gesù ci chiama. Dalla croce tocca i nostri occhi e i nostri cuori. Dalla croce ci chiede: «Vuoi essere guarito?».
C'è un gioco che facevo spesso da bambino: moscacieca. Con gli occhi bendati qualcuno mi faceva fare un paio di giri intorno a me stesso e poi mi lasciava. Assolutamente cieco, perdevo qualsiasi senso di orientamento. Mi sentivo mancare il terreno sotto ai piedi e certe volte mi strappavo la benda dagli occhi. Fratelli e sorelle, nel gioco più serio della vita soltanto Gesù Cristo può strappare i veli che ci siamo messi sugli occhi. Lasciamoci guidare dalla sua mano e affidiamoci al suo tocco. Chiediamo al Signore di voler essere guariti dal suo amore
Silenzio Canto: Nulla ti turbi (5volte)
Testimonianza di Annalena Tonelli martire in Somalia: “Eppure la vita ha senso solo se si ama. Nulla ha senso al di fuori dell'amore. La mia vita ha conosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e poi tante volte. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho esperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell'uomo, la sua perversità, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare.
Se anche DIO non ci fosse, solo l'amore ha un senso, solo l'amore libera l'uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, in particolare solo l'amore fa respirare, crescere, fiorire, solo l'amore fa sì che noi non abbiamo più paura di nulla, che noi porgiamo la guancia ancora non ferita allo scherno e alla battitura di chi ci colpisce perché non sa quello che fa, che noi rischiamo la vita per i nostri amici, che tutto crediamo, tutto sopportiamo, tutto speriamo ... Ed è allora che la nostra vita diventa degna di essere vissuta. Ed è allora che la nostra vita diventa bellezza, grazia, benedizione. Ed è allora che la nostra vita diventa felicità anche nella sofferenza, perché noi viviamo nella nostra carne la bellezza del vivere e del morire”.
Silenzio - Canto: Perché tu sei con me
Benedizione finale
Dio sia benedetto
Benedetto il Suo santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù.
Benedetto il Suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel SS. Sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la Sua santa e Immacolata Concezione.
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto S. Giuseppe, Suo castissimo Sposo.
Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi.
Canto finale
Accedi per inserire un tuo commento